Con il cuore a Porto, maggio 2018

Quando ho scoperto che l’Ordine aveva intenzione di organizzare un viaggio a Oporto ero talmente “gasato” che al suono del citofono ho pensato fosse Alvaro Siza in persona che mi portava una bottiglia del mio Porto Vintage preferito. E invece era il muratore!

Mi son sempre chiesto come mai Oporto fosse rimasta sconosciuta ai più per così tanti anni. Solo oggi la città sta vivendo il boom economico, grazie al turismo, con tutti i pro e i contro. 

Nella “Cidade Invicta” ho passato anni bellissimi fra l’Erasmus alla FAUP e il lavoro da Cannatà/Fernandes, per poi tornarci almeno una volta all’anno in visita ad amici e colleghi.

Al nostro arrivo troviamo l’elegantissima Metro disegnata da Souto De Moura, fino alla prima tappa proprio alla FAUP, simbolo della scuola di Architettura di Porto. Qui ho avuto il piacere (e l’imbarazzo) di parlare davanti a tutti dalla stessa cattedra dell’Aula Magna, dove da studente avevo assistito alle conferenze di Siza e partecipato alle lezioni di Nuno Portas.

Era la prima volta che mi capitava di essere a Porto e non vedere l’ora di andare a letto (sono sempre stato solito onorare la vita notturna), per svegliarmi la mattina con la fregola di portare tutti in giro. Ed è stato ancora più bello vedere il gruppo estasiato dalla bellezza della città: dalle passeggiate alla Ribeira attraversando il ponte Dom Luis I, al lungo mare di Matosinhos, dalla “Casa da Musica” di Rem Koolhaas ai profumi e sapori delle cantine del Porto di Vila Nova de Gaia.

Nel frattempo proprio in quei giorni il Porto vinceva lo scudetto ed io sono stato travolto, come molti di noi, dai festeggiamenti dei tifosi.

Prima di tornare in Italia sono riuscito a portare il gruppo all’Assador, uno dei pochi ristoranti tipici rimasti nel centro storico. Qualcuno ha anche avuto il coraggio di assaggiare la famosa “Francesinha”, piatto tipico della città, sicuramente non famoso per la sua leggerezza.

Ed eravamo già sul volo di ritorno….con la saudade e la voglia di ritornarci il prima possibile. E la soddisfazione di sentire tutti che mi ringraziavano, ma senza sapere come spiegargli che non avevo fatto assolutamente niente, che era tutto merito di Porto con la sua bellezza e la sua unicità.

Pietro Cattabiani

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