ARCHITETTI “aMARE”

Foto vintage dell’archivio dell’Azienda di soggiorno di Cesenatico fonte: www.ravennaedintorni.it

Di ritorno dalla FESTA DELL’ARCHITETTURA che si è svolta pochi giorni fa a Cesenatico, riflettevo sulle trasformazioni paesaggistiche che la società, nelle diverse epoche del ‘900, ha indotto nella costa romagnola.

In un litorale pressoché incontaminato, a partire dall’inizio del XX secolo, appariva l’edilizia quasi spontanea dei primi villini per i soggiorni balneari della borghesia. Nel secondo dopoguerra i timidi tentativi di avvio dell’attività ricettiva: dapprima sono i residenti a cedere, per il periodo estivo, le proprie abitazioni, quindi prendono corpo le pensioni a gestione familiare

Le trasformazioni in atto ricevono poi una repentina accelerazione. Si prefigura, verso la seconda metà degli anni ’50, un paesaggio della modernità, dove la natura, sottomessa agli interventi di antropizzazione, diviene corollario di un’architettura di derivazione razionalista, a servizio di una società che vuole innovarsi. Sorgono, puntuali ma diffusi, i primi edifici pubblici, le affascinanti colonie balneari, ma soprattutto i grattacieli, eretti a cavallo tra gli anni‘50 e ‘60, ipotesi di “ville radieuse” che hanno tentato intere generazioni di architetti. Tutto questo ancor prima dell’avvento delle strutture alberghiere, nemmeno tanto grandi, che a partire dagli anni ’60 e ’70 segneranno indelebilmente la morfologia urbana e paesaggistica della costa.

E riferendomi ora alla mia infanzia, è curioso quanto ciò sia ancora ben conservato nei ricordi delle vacanze di bambino, o quando, a tarda primavera, la famiglia vi si recava in “spedizione” per la ricerca dell’alloggio per il periodo estivo. Nuove e plurime trasformazioni di questo territorio si sono succedute fino ad oggi e, ahinoi, sempre attraverso la gestione di Amministrazioni che hanno inseguito un turismo vorticoso, senza mai comprendere il significato della qualità ambientale e la vera vocazione dei luoghi.

Era da qualche decennio che non visitavo il litorale. Pur nel marasma di una edilizia anonima e screanzata, ciò che ancora oggi si avverte, al cospetto delle architetture utopiche, qui realizzate, è il “sogno” che le stesse hanno solo innescato e mai proseguito, perché subito soppiantato da scelte casuali o speculative. E per un turismo che deve fare i conti con le prospettive future, oggi l’impellente bisogno di generare nuove vocazioni, di innescare la coesistenza delle molteplici funzioni, per aderire ai mutati modi di sviluppare le attività, per una società di nuovo coinvolta in una potente trasformazione.

Quello che poi emerge, anche dai lavori della manifestazione, è il segnale forte che l’architettura, intesa come patrimonio disponibile e insostituibile, rappresenti l’elemento chiave. Questo è l’eccellente lavoro che i nostri colleghi dell’Ordine di Forlì-Cesena, organizzatori dell’evento, hanno prodotto nella sesta edizione della Festa dell’Architettura, che ha avuto per tema la Rigenerazione degli Spazi Pubblici e degli Edifici per il Turismo.

Daniele Pezzali

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